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martedì 27 aprile 2010

Once upon a time

ormai sono 35 anni fa arrivai dal lontano US per piantarmi radici a Ponente. Al tempo non avevo un portico. Ehi no, solo un paio di terrazze che vedevano il mare e le colline un po come ora. Però il mondo là fuori non mi era disponibile oltre le bellezze che vedevo perche venendo di là avevo ancora gli occhi del anima mericana, incapacità linguistica italiana e un mondo completamente diverso da scoprire.

Mi ricordo sprazzi di un viaggio in aereo lunghissimo fino a Milano. Tutta un avventura perche ero con quella persona che avevo detto di amare e perciò pronta per tutto quello che comportava quel viaggio. Mica sapevo tutto quello che comportava la mia partenza con armi bagagli pronti, casa inscatolata e in viaggio verso Ponente anche lei, famiglia lasciata con nuova famiglia in arrivo...ma al età di 25 tutto va bene anche se è un avventura del genere e poi ero con l'uomo che amavo.

Non mi ricordo arrivo a Milano. Non mi ricordo se eravamo in treno o in macchina per scendere a Ponente ma mi ricordo con quanta gioia accolsi la vista delle colline amantate di ginestre gialle fiorite al massimo splendore. Il mare color blu indago che spuntava dalle ultime curve di non so autostrada o galleria FS. Comunque il primo impatto era olfattivo e visivo e già mi aveva conquistato il posto.

Arriviamo alla casa di mio futuro marito...e troviamo i futuri suoceri. Lui che zappava con la motozappa, lei che, grembuile sul vestito, lasciano, uno la macchina agricola, altra la cucina e salgono di corsa per vedere quella persona che ha finalmente preso quel loro figlio marinaio sul serio o meglio che lui ha preso sul serio, rendendolo un futurabile. Tanti baci, saluti e abbracci in tre lingue. Mi direte, ma scusa, se tu sei mericana e loro erano italiano (sì, purtroppo nel mentre che scorrevano i 35 anni loro non ci sono piu) come mai 3 lingue? Italiano, inglese e dialetto tutto immischiato per formare un linguaggio di amore che ha durato tutto questo tempo. E per questo che parlo italiano come lo parlo. Non lo sapevate ma mia suocera mi ha sempre parlato un italiano dialettizato che ho felicemente incorporato nel mio paulese. Ma questo è una storia per dopo. Ora ce solo l'arrivo, gli abbracci, 'entra entra prego' perche mi davano del Lei. Io, la professoressa, la futura sposa del figlio.

La casa dei suoceri tipicamente ponentina con un corridoio lungo dalla quale tutte le camere a destra e sinistra con una cucina enorme in fondo dove c'era un buon pranzo già pronto per noi. Pensa, mio suocero aveva lasciato la sua camera per noi perche era quella piu bella e piu grande. Mia suocera, poverina, ha avuto un momento di crisi prima del nostro arrivo perche non capiva come sistemarci in camere separate perche sa, ' lei è nubile'. E mio suocero, molto piu di mondo perche era stato finanziere in gioventù le dice 'e cosa credi, li metti nella camera matrimoniale perche mica che avevano guardato la tele prima di venire qui'. E finito la questione.

Poi c'erano tante cose da imparare ma prima cosa era il freddo. Non sapete cosa vuol dire arrivare dai tropici degli States e trovarti piantata in un clima Primaverile con 15°. Ho sofferto tanto di quel freddo i primi mesi in Italia! Dovuto mettere i vestiti di lana di mio futuro marito. Facevo ridere i polli. Espressione che ho imparato molto piu tardi però perche nei primi tempi che ero a Ponente non capivo molto e gli amici di mio futuro sposo mi prendevano in giro amichevolmente, almeno spero.

E con questo avete visto il primo giorno in Italia. Il primo momento del mio arrivo. Da allora ne sono successe tante cose ma diciamo che ce tempo per raccontarle.